Racconto 2° Classificato – Terza Edizione – 2020

Apparentemente equidistante

di Annamaria Mischitelli

 

Eccola che irradia il tempo e lo spazio. Eccola che spiega la sua dimensione a metà,
col suo corrucciato concetto, col suo lunatico apparire, ricoperta di luce d’ozio.
Può essere una goccia dissolvente o sabbia, un fulmineo pensiero rarefatto o un dardo in tensione.
E’ la vita in stand-by, che col tedio del suo tepore, (la foschia), si lubrifica e non fa rumore.
Qualcuno mi ha detto che a volte è una nuvola di passaggio.
Qualcuno mi ha detto che a volte è la clessidra ferma del mondo.
Qualcuno mi ha detto che a volte è una nebbia che ha perso l’anima.
È l’abbaglio onirico di un luogo di mezzo apparentemente equidistante.
È la dolce, stillata, attesa dell’uomo in sospensione.

(Alex ’80 – Versinviaggio)  

 

 Ciao! Scusami! Questo posto è libero? Ti dispiace se mi siedo?

Nessun problema, accomodati pure”.

Alex prima di essere svegliato da quella voce delicata, si era assopito stendendosi di lungo sulla panchina della piccola e fredda sala d’aspetto della stazione degli autobus di Panigole.

Il risveglio era stato brusco ma anche piacevole, almeno dalla reazione che egli aveva avuto alla vista di quella bella ragazzona alta e sorridente. “Tolgo il mio zaino, così puoi sederti comoda!”

“Grazie!” rispose lei. “Sapresti dirmi quando apre la biglietteria?

Alex le disse con fare ancora assonnato ma comunque disponibile che avrebbero dovuto aspettare non più di un quarto d’ora. Per quanto riguardava il mezzo invece, poteva stare tranquilla, poiché mancava più di un’ora alla partenza dell’unico pullman della giornata.

Non sei di queste parti, vero?” chiese lui, scrutandola solo per pochi secondi.

Esatto, sono stata qui in vacanza; ho passato un mese ospite dei miei zii e adesso riparto e torno a casa. Vivo a Predagi.

Anche io vado a Predagi” rispose Alex, nascondendo una certa soddisfazione dopo aver appurato che avrebbe avuto una piacevole compagna di viaggio per le prossime sei ore.

Mi chiamo Alex.” – “Io sono Rita, piacere di conoscerti.

Come spesso accadeva in quella piccola e dimenticata stazione dei bus, l’omone baffuto e leggermente sovrappeso addetto alla biglietteria tardava ad arrivare. Quindi i due presero a conversare, per far passare il tempo, coccolati dal fresco riparo di quell’antro silenzioso e tranquillo.

Dimmi Alex, domanda di rito, sali a Predagi per lavoro o per studio?

Beh, diciamo che mi riservo di utilizzare una terza e non citata opzione. Salgo a Predagi per prendere un aereo.

Gli occhioni azzurri e vividi di Rita mostravano una certa curiosità, alimentata anche dalla vista di grandi zaini da trekking alle spalle del suo interlocutore.

Un aereo diretto dove? Oddio, scusami se sono così indiscreta, me lo dice anche mia mamma, che non devo seccare la gente con le mie domande!

Nessun problema”, rispose per nulla seccato Alex, anzi, divertito dalla leggerezza e dalla naturalezza che contraddistingueva quella esile ragazza dal viso sincero e dai modi garbati.

Vedi, Rita, è successa una cosa tempo fa che mi ha cambiato la vita, anzi, che ha cambiato in modo definitivo la mia visione della vita. E visto che il solito impiegato italiano fannullone si attarda ad arrivare, ti racconto cosa sto per combinare”.

Era come regalare torte ad un goloso, raccontare a Rita aneddoti privati di cui lei era molto ghiotta. Le piaceva la gente, le piacevano le storie della gente.

La cosa forse ti potrà scioccare, ma ho subito un incidente gravissimo mentre guidavo la mia moto e sono rimasto diversi mesi in coma. Ne sono uscito fortunatamente illeso, nel senso che a parte le fratture curate e guarite durante la mia degenza ospedaliera inconscia, non ho riportato danni al cervello. Beh, non ulteriori danni, visto che un po’ matto già lo ero prima di essere investito!

La fragorosa e improvvisa risata di Rita illuminò la piccola biglietteria interrompendo di fatto il racconto di Alex.

Scusa, ma mi hai fatto troppo ridere, sei simpatico, devo ammetterlo. Ti prego, continua pure” chiese lei avida di quell’aneddoto così appassionante.

Quindi, appena tornato diciamo così, in vita, ho deciso di mollare tutto (amici, famiglia e lavoro) per intraprendere un viaggio intorno al mondo. Ho capito che la vita è più breve di quello che pensiamo, al diavolo le statistiche circa la durata media di una persona, io so solo che ho un’altra possibilità e ho la ferma intenzione di conoscere più posti che posso, spendendo tutto quello che ho e cercando di godermi ogni attimo su questo pianeta. Voglio vivere Rita, come mai ho fatto fino ad oggi.” Rita era palesemente intrigata da un atto così estremo e al contempo coraggioso. Un’azione romantica e spavalda che aveva travolto i suoi sensi, accesi da tanto ardore. Come lo capiva!

Alex, guarda, non so che dire, sono felice per te, mi lasci a bocca aperta!

Vado in Islanda, come prima tappa e poi lascio decidere il cuore! Rita, tu lasci mai decidere al tuo cuore?

Mai definizione fu così maldestramente fuori luogo, come quella appena usata dal buon Alex, ignaro suo malgrado dell’imbarazzo che aveva provocato sul viso della giovane e bella ragazza.

Rita, ho detto qualcosa di sbagliato? Ti vedo a disagio. Cosa ti ha urtato?

No, nulla Alex, tu non c’entri niente! Ho solo pensato: il mio cuore sta già decidendo per me, da tutta una vita! Visto che siamo in vena di confidenze (lo dicono anche certe ricerche che è più facile aprirsi con uno sconosciuto che non si rivedrà mai più che con gli amici più intimi) ti racconto la mia, di storia. Ho, praticamente da quando sono nata, una rara malformazione cardiaca congenita che non mi permette di vivere la vita che vorrei. Più di una volta ho rischiato seriamente di non essere qui a parlare con te adesso e d’accordo con la mia famiglia, ho deciso che mi sottoporrò, una volta a casa, a un rischiosissimo intervento a cuore aperto che dovrebbe restituirmi la serenità e una più vivibile esistenza. Quindi, adesso, boh, vediamo come va. E poi forse, ah ah, se mi sveglio da quell’operazione, scappo pure io dalla mia quotidianità e ti raggiungo, magari in Australia, Nuova Zelanda o chissà dove.

Il disagio passò istantaneamente da Rita ad Alex, per quella battuta sciagurata che avrebbe desiderato ingoiare e nascondere negli anfratti più reconditi del suo stomaco. Ma oramai, era uscita dalla sua bocca e non poteva che sorridere imbarazzato a quella ragazza così matura e autoironica nonostante la sua giovane età.

Rita, l’operazione andrà bene; stai tranquilla. Filerà tutto liscio!” disse lui con fiduciosa fermezza. Un pertugio si aprì e da quella sgangherata feritoia di legno vecchia di 30 anni almeno, si affacciò l’uomo che i due stavano aspettando, per nulla conscio del ritardo che aveva fatto accumulare ai due giovani. La biglietteria era finalmente aperta, Alex e Rita si alzarono e si avvicinarono al rude omaccione che sembrava quasi infastidito dalla loro presenza.

Salve” disse Rita col suo fare aggraziato. “Per favore, un biglietto per Predagi”.

Il bigliettaio, scorbutico e annoiato, quasi lanciò il biglietto da dietro il finestrone farfugliando qualcosa tipo “ore 14, fermata subito fuori, 35 euro”. Il suo biascicare a bocca quasi chiusa era maledettamente irritante e quando Rita cercò di farsi ripetere ciò che il primitivo bisonte aveva a mala pena borbottato tra i denti, lui rispose soffiando rumorosamente aria dalla bocca, quasi a lasciar intendere che gli costava fatica ripetere le informazioni poc’anzi mal comunicate. E rimase zitto. “Pazienza” disse lei, con l’intenzione di non farsi rovinare una così gradevole mattinata. “Almeno ho il biglietto! Finalmente torno a casa!” e si sedette nuovamente, senza che il sorriso abbandonasse mai il suo luminoso viso. Era il turno di Alex. Il suo viaggio stava per cominciare. L’esperienza più pazzesca della sua vita si avviava a prendere forma. L’adrenalina in circolo lo stava rendendo elettrizzato e impaziente.

Stessa cosa anche per me! Un biglietto del bus che va a Predagi”.

Ma la perentoria risposta del bigliettaio fece cadere Alex nello sconforto:

Posti finiti. Il bus è pieno. Torni domani!

Questa volta, stranamente non aveva biascicato, ma al contrario, aveva sorprendentemente pronunciato correttamente e distintamente ogni singola parola, quasi fosse un navigato attore di teatro. Non poteva essere vero. Doveva esserci un errore. O forse era solo uno scherzo.

Possibile che il bus fosse già pieno a quell’ora? In quei giorni d’estate in cui in giro non c’era un’anima neanche a pagarla? Alex non fece in tempo a dissentire a voce alta contro quell’incredibile comportamento, che sentì chiudere la feritoia. Il bigliettaio aveva speditamente abbandonato il suo posto ed era scomparso nel nulla. “Dannati nullafacenti assenteisti” sbottò Alex, dopo aver assestato un calcio contro il muro. Poi si calmò e si mise a sedere.

Mi dispiace Alex, mi sarebbe piaciuto fare il viaggio con te. Ora io devo andare, sento già il motore acceso del pullman là fuori. Spero che questa cosa si risolva. Non farti rovinare il tuo sogno da questo spiacevole inconveniente. Torna a casa e vedrai che domani ripartirai. Ok? Ciao allora. Felice di averti conosciuto. Auguri per tutto”.

Rita!” le gridò, mentre lei era quasi sull’uscio. “Ricordati. Andrà tutto bene! Tranquilla! Filerà tutto liscio, me lo sento! Ti auguro ogni bene. Te lo meriti!”

Allora ciao”. – “Si, ciao”.

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Dottor Franchi, aspetta, devo parlarti”. – “Ciao Dottor Moseni, dimmi tutto”.

Come è andato l’intervento a cuore aperto della ragazza? Sai, sono un amico di famiglia e i suoi genitori vogliono avere notizie di Rita. Mi hanno chiesto questo favore. Aggiornami, ti prego!

Tranquillizzali, Ambrogio, puoi dire loro che l’operazione è stata eseguita alla perfezione. La ragazza starà bene. È filato tutto liscio. Lei si rimetterà molto presto”.

Questa è una notizia fantastica! Dove la spostano adesso?

“Resta in rianimazione, oggi. Tu puoi anche andare a darle un’occhiata se vuoi, mi hanno detto che si sta gradualmente svegliando. Il suo letto è quello di fianco a quel povero ragazzo in coma”.

Ah si, conosco la sua storia. Sta qui da noi già da più di un anno. Nessun segno vitale, vero? Nessun miglioramento?

No. Tracciato piatto. Ma i genitori ancora non se la sentono di staccare la spina. Sperano in un miracolo. Aspettano che si svegli. Speriamo bene”.

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Ciao, sapresti dirmi quando apre la biglietteria?

Credo tra un quarto d’ora, più o meno! Tolgo i miei zaini, così puoi sederti”.

Grazie amico! Sei molto gentile”.

Non sei di queste parti, vero?” chiese lui, scrutandolo solo per pochi secondi.

Sono di Bagnolo, aspetto il bus che mi riporterà da mia moglie e da mia figlia. Mi chiamo Sandro, piacere di conoscerti”.

“Io sono Alex, piacere mio. Anche io aspetto il bus. Sai, sto per fare un lungo viaggio…”.

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