Racconto finalista – Terza Edizione – 2020

Il compleanno

di Ivana Saccenti

 

Giovedì 1° giugno 2017

 

Il professor Incanto, Carlo Incanto, scende dal letto e con passo ancora non ben collaudato, si accinge a compiere le prime azioni della giornata: accende il computer e mette sul fuoco la vecchia moka.

Sorseggia la tazzina di caffè con lentezza esasperante per gustarne l’aroma fin nelle note più nascoste. E formula il solito pensiero quotidiano: ancora una volta questo pazzo mondo ha compiuto un girotondo attorno a se stesso.

C’è già una fila di messaggi da cestinare.

Non tutti però.

Auguri prof per i suoi 70 anni!

Al nostro indimenticabile prof per i suoi splendidi 70.

Mitico prof, impossibile dimenticarla. Auguri!

I suoi ex allievi della 5^A Scientifico, ultima classe prima della pensione dieci anni fa, non hanno dimenticato questa data.

Ai tempi il professore si presentava in classe il mattino del primo giugno con un vassoio di cornetti caldi e festeggiava coi ragazzi il suo compleanno. Lasciati da parte i problemi di matematica, le interrogazioni, le insufficienze, si respirava un’atmosfera rilassata e serena.

Durante una di queste feste, una ragazza, trasportata dal clima informale, osò:

“Prof, perché non si è mai sposato?”

Tutti si azzittirono. Qualcuno con un’espressione scandalizzata, come a dire: che domanda fai?

“La risposta non è mia, ma efficace: ‘Le persone credono che la matematica non sia semplice, solo perché non si rendono conto di quanto la vita sia complicata’. Ora, essendo le donne già molto complicate, non oso pensare come sarebbe stata la mia vita da sposato.”

“E non si sente solo?”

“Quando capita, ascolto musica e la mia solitudine si popola. La solitudine ho imparato a ‘coltivarla come un fiore’, così diceva una delicata canzone dei miei tempi.”

Il professore, appassionato di matematica, insegnata per quasi quarant’anni, e di musica, le riteneva vitali per il genere umano: l’una cibo per la mente, l’altra per lo spirito.

Dedicava gli ultimi dieci minuti di lezione alla conversazione, per scoprire i gusti musicali dei ragazzi. Raccontava della sua gioventù, storie di musica, ideali, speranze e illusioni.  Parlava dei Rolling Stones, Bob Dylan, Jimi Hendrix, Joe Cocker, ma soprattutto dei Beatles, i suoi preferiti.

Possedeva tutti i loro dischi, CD e biografie. Li aveva scoperti nel ’62, a quindici anni, e con le mance per la promozione si era comprato la chitarra e il suo primo disco “Love me do”. Lui e altri tre amici del paese imitarono la capigliatura e l’abbigliamento della band inglese, creando un certo scandalo nella piccola comunità di provincia, che li additava come “i capelloni” e li guardava con diffidenza, compreso suo padre che ogni sera, trovandoselo davanti a tavola, scuoteva la testa sconcertato.

Non mancò al concerto dei Beatles nel 65 a Milano al Vigorelli, con le ragazze che urlavano e si strappavano i capelli.  A diciannove anni formò un complesso, adesso si direbbe una band.  Si riunivano nella bottega da falegname di suo padre ad ascoltare le ultime novità su un giradischi con la puntina traballante e a provare tutta la notte.

Racconti di un mondo lontano, che i ragazzi seguivano con stupore e incredulità.

Un giorno, Riccardo Rizzi, detto RiRì, chitarrista col sogno del Conservatorio, prese la parola.

“Prof, grazie a lei mi sto appassionando ai Beatles. Qual è il loro miglior disco?”

“Senza dubbio ‘Sgt. Pepper’s lonely hearts club band’. Se non l’hai, corri a comprarlo.”

“Ma cosa vuol dire il titolo?” chiese un altro.

“L’inglese dovreste saperlo meglio di me. Comunque, ‘La band del club dei cuori solitari del Sergente Pepper’. Pensate che uscì il primo giugno del ‘67, e io compivo vent’anni.”

“Perciò è dedicato a lei, che è un cuore solitario! Allora, d’ora in poi lei sarà il nostro Sgt. Pepper!” concluse la ragazza della domanda impertinente sul matrimonio.

Tutti applaudirono e lui, con un certo imbarazzo:

“Ragazzi, questo è un grande onore per me!”

In seguito RiRì gli confidò di aver ascoltato il disco tutta la notte.

“Ha ragione. Straordinario! Anche la copertina è fantastica! Grazie Sgt. Pepper! ”

Istintivamente i due manifestarono la gioia per questa condivisione, abbracciandosi.

RiRì fondò poi una cover band, la  “Lonely hearts club band”.

Oggi, giorno dei suoi settant’anni e dei cinquanta del mitico album, il professor Incanto estrae dalla sua collezione Sgt. Pepper e si mette comodo in poltrona.  Sfiora la copertina, sulla quale aveva annotato “Milano, 1° giugno 1967”, e affiorano le emozioni di cinquant’anni prima…

Quel mattino l’appuntamento alle Messaggerie Musicali era alle 8:30, per l’acquisto del nuovo disco. Elisa gli andò incontro, in un abito floreale fresco, leggero, che svolazzava ad ogni passo. I capelli lunghi, chiari, ondulati erano raccolti con un fermaglio a farfalla; il sorriso, dal quale splendevano due palette bianche, le conferiva un’aria fanciullesca.

Con un bacio sulla guancia, gli fece gli auguri.

Quando finalmente Carlo ebbe l’album tra le mani, rimase abbagliato. Quella copertina irradiava la luce con la quale i Beatles, secondo alcuni, “illuminavano il mondo”. Le divise sgargianti dei quattro ragazzi, i fiori, i volti dei personaggi che stavano attorno, le scritte, tutto rendeva quell’album una novità incredibile.

Ora, dopo cinquant’anni, nel salotto di casa, il disco stretto al petto, il professore rivede quell’immagine di botticelliana leggiadria: Elisa, dal fondo della stanza, avanza, si china, lo bacia sulla guancia e gli fa gli auguri. Lui allunga la mano per una carezza. Lei scompare…

Gli occhi gli brillano di lacrime.

“Quando mi sento solo, ascolto musica”, così aveva risposto alla sua allieva.

Delicatamente posiziona il disco sul piatto Thorens e la puntina Shure inizia ad accarezzarlo. Le note di Sgt Pepper’s Lonely Hearts Club Band  popolano la stanza…

 

Suonano al citofono.

“Prof, sono Riva, può scendere un attimo?”

“Arrivo subito.”

Varcato il portone, un coro lo investe: Happy Birthday Sgt. Pepper!

C’è tutta la classe. RiRì  e la sua band indossano le divise militari colorate dei Beatles. Al centro il grande tamburo. Qualcuno è travestito da personaggio famoso della copertina. La scena è esilarante!

“Prof, festeggiamo il suo compleanno e quello del mitico album! Venga, andiamo per le vie del paese!”

“Aspettate un attimo, torno subito. Ho anch’io una sorpresa per voi.”

Poco dopo riappare sul portone, indossando una giacca militare azzurra, come quella di Paul, con tanto di medaglie sul petto e spalline con frange.

“Grande prof, mitico! Dove l’ha presa?” chiede estasiato RiRì.

“L’ho comprata a Carnaby Street, nell’agosto del ’68. Ho fatto il lavapiatti per due mesi a Londra per pagarmela.”

“È perfetto! Si metta in mezzo a noi quattro e batta il tempo”, lo invita Riccardo, consegnandogli il tamburo.

Il corteo si muove. Un cenno e … musica!

Si uniscono bambini, adulti, italiani, stranieri, cuori solitari e non. Battono le mani, cantano, ballano.

Tutto il paese è trascinato in una euforica sfilata.

Forza e magia della musica… La musica di Sgt. Pepper!

Il professore, di colpo, ha un sobbalzo. È il fruscio del disco che sta girando a vuoto sul piatto, a svegliarlo.

Riposiziona la puntina, la musica riparte.

Non vuole sentirsi solo, proprio oggi.

 

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