Racconto finalista – Seconda Edizione – 2019

Achille e la montagna del tempo

di Lorenzo Sartori

 

Su un’altura che tutti chiamavano Montagna del Tempo c’era una volta un piccolo villaggio dove le stagioni scorrevano lente, sfumando l’una nell’altra come le note di un’armoniosa melodia. In una casetta al centro del paese viveva Achille, un bambino curioso e spigliato, con le guance punteggiate di lentiggini e un lungo ciuffo nero che gli copriva la fronte. Achille amava giocare all’aria aperta, correre in bicicletta e andare a pesca con il nonno, ma era piuttosto freddoloso, quindi nei lunghi e nevosi pomeriggi invernali sbuffava di continuo gironzolando per casa. «Che noia l’inverno: restare chiusi in casa è davvero un inferno!» ripeteva al gatto accovacciato davanti al caminetto, come se lo potesse capire.

Un giorno l’attenzione di Achille fu attratta dalla voce di un anziano venditore ambulante, che con il suo carico di volumi e giornali attraversava la Montagna del Tempo strillando sotto la neve: «Libri, riviste, calendari per l’anno che verrà! Comprate, signori: un vero affare sarà!». Il mese di dicembre volgeva ormai al termine e Achille pensava già all’anno nuovo, attendendo con ansia giorni più caldi e soleggiati. Così si coprì ben bene con sciarpa, guanti e berretto di lana, uscì di casa e raggiunse il vecchio venditore per acquistare un calendario.

«Cosa desideri, bambino? Prendi ciò che vuoi e lasciami un soldino» gli disse il commerciante, non appena Achille lo ebbe raggiunto. Aveva capelli candidi come la neve, occhi cristallini come un cielo primaverile, guance arrossate come due frutti maturati al sole, denti ingialliti come chicchi d’uva passita e parlava molto molto lentamente, come se non si preoccupasse del tempo. Per un attimo Achille rimase spaventato dallo strano aspetto di quel vecchio signore, ma subito dopo fu colpito da un piccolo calendario con la copertina dorata, che sporgeva dal mucchio disordinato di libri e riviste. «Prendo questo: è il più carino! Ed eccoti il soldino!» disse afferrando il calendario. «Grazie Achille, ma sta’ attento! Non aver fretta perché questo calendario è un portento…» gli rispose sottovoce il venditore. Achille rimase un po’ perplesso. «Ha detto il mio nome o stento a sentire? E con quelle parole che avrà voluto dire?» pensò tra sé e sé, ma il vento gelido e la neve lo convinsero a tornare subito a casa.

Una volta rientrato, Achille corse trepidante nella propria cameretta e appese al muro il nuovo calendario. Sollevò la sfavillante copertina dorata e iniziò a sfogliare trasognato le pagine dei mesi: gennaio, febbraio, marzo, aprile… Ecco, le sue mani si fermarono e il calendario restò aperto proprio sul mese di aprile. D’improvviso il sibilo del vento smise di farsi udire e al suo posto iniziò a farsi sentire addirittura il cinguettio degli uccelli. Achille si avvicinò allora alla finestra e con grande stupore vide che tutta la neve era sparita! La Montagna del Tempo era tornata verdeggiante come in primavera, i prati erano pieni di fiori variopinti, gli alberi rigogliosi si stagliavano nel cielo limpido e gli animali del bosco uscivano timidamente dalle loro tane per godersi il tepore del sole. «Che meraviglia, è finita la bufera! Posso uscire a giocare: è arrivata la primavera!» esclamò Achille soddisfatto, precipitandosi fuori di casa.

Nel frattempo la mamma di Achille stava stendendo il bucato in giardino e quando vide il figlioletto, ne approfittò per chiedergli un favore: «Corri subito alla sorgente! Ci serve altra acqua, tienilo a mente!». Achille si diresse di buon umore al fiume che scorreva lì vicino, ma quando arrivò non trovò che un minuscolo rigagnolo melmoso. Del resto l’inverno era passato troppo in fretta: era caduta poca neve, i ghiacciai non si erano alimentati e quindi l’acqua del fiume scarseggiava.

Appena si rese conto del pasticcio, Achille rincasò in tutta fretta e si rimise davanti al calendario per sistemare la questione. «Forse se sfoglio il calendario fino all’estate, le sorti della Montagna del Tempo verranno risollevate!» pensò. E così girò ancora una volta le prodigiose pagine: maggio, giugno, luglio… sì, luglio era proprio il mese ideale per Achille, che senza nemmeno curiosare dalla finestra uscì subito in giardino per ammirare il paesaggio. Il sole splendeva alto nel cielo, i turisti affollavano le locande del centro abitato e tutti i bambini giocavano sui prati o sfoggiavano la loro bicicletta sfrecciando tra i sentieri e le vie del paese.

Prima di raggiungere i suoi amici, Achille decise di andare al frutteto del nonno per fare uno spuntino, ma appena arrivato si accorse che sui rami degli alberi non c’era alcun frutto! Allora comprese che la primavera era trascorsa troppo velocemente, le api non avevano avuto il tempo necessario per impollinare i fiori e così i frutti non erano maturati. «Senza frutta non so stare: un rimedio dovrò pur trovare!» strillò Achille.

Abbandonò il frutteto e si affrettò a casa, si rinchiuse nella sua camera e tornò spazientito davanti al misterioso calendario, che decise di sfogliare fino al periodo autunnale. Agosto, settembre, ottobre… si fermò e chiuse gli occhi sperando che stavolta sarebbe filato tutto liscio. Quando uscì nuovamente di casa, si accorse che l’aria si era fatta più fredda. Le foglie degli alberi si staccavano dai rami a ogni folata di vento e ricoprivano le pendici della Montagna del Tempo con un manto giallo e rosso.

Il papà di Achille stava sistemando la legna per il caminetto in un angolo del giardino, ma interruppe il lavoro per dare precise istruzioni al figliolo: «Per la cena di stasera serve del formaggio, ma sono troppo occupato: vai a prenderne un po’ e te ne sarò grato!». Achille andò allora da un pastore che teneva le proprie pecore poco distante dal paese. Quando arrivò al suo casolare, notò subito un grosso cartello con una scritta a caratteri maiuscoli: «QUEST’ANNO NIENTE FORMAGGIO: SENZA PASCOLI È SOLO UN MIRAGGIO». Ancora una volta la fretta di Achille e gli straordinari poteri del suo calendario avevano causato brutti imprevisti agli abitanti del monte: i pastori non avevano avuto tempo a sufficienza per pascolare le greggi, i poveri animali avevano prodotto pochissimo latte e tutte le scorte di formaggio erano esaurite.

Achille tornò a casa amareggiato, diede al padre la brutta notizia e si rinchiuse in camera per riflettere sui prodigiosi eventi di quella giornata. Si ricordò allora delle parole del venditore ambulante… «Che sciocco sono stato: soltanto la mia impazienza ho ascoltato!» pensò Achille. «A questo punto resta un’unica soluzione: devo ripristinare la giusta stagione!» concluse, staccando il nuovo calendario dal muro. In un attimo tornò a farsi sentire il sibilo del vento contro la finestra, il cielo si rannuvolò e il paesaggio si ricoprì di un soffice manto di neve. Il freddo era di nuovo pungente, ma questa volta Achille lo accolse di buon grado perché aveva imparato che ogni stagione era suggestiva e preziosa in uguale misura.

Dopo essersi coperto a dovere, Achille uscì di casa tenendo il calendario sottobraccio. Voleva restituirlo al misterioso venditore ambulante, ma dell’anziano signore non c’era più traccia. Chiese anche ai passanti che incontrò per la strada, ma tutti giuravano di non averlo visto e addirittura di non aver notato alcuna stranezza nel tempo della giornata. Achille allora smise le ricerche, ritornò a casa e chiuse il calendario in un pacco che ripose in soffitta. L’avrebbe recuperato soltanto all’inizio del nuovo anno, ma quando il primo gennaio tornò a controllare, trovò il pacco inaspettatamente vuoto: il calendario dorato era svanito!

Dopo l’iniziale stupore, Achille non si preoccupò più di tanto: in fondo il tempo proseguiva ugualmente anche senza misurarlo con impazienza sui fogli di un calendario. Da allora in poi le stagioni trascorsero placide e prosperose sulla Montagna del Tempo e Achille imparò ad apprezzarle tranquillamente l’una dopo l’altra, quasi fossero le note di una melodia pura come l’acqua cristallina della primavera, dolce come i frutti dell’estate, intensa come i sapori dell’autunno e avvolgente come la neve dell’inverno.

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