TONINO UEST, PARCHEGGIATORE
di Paolo Barletta
Leggi il giornale e sei preoccupato. Sangue d’a Marina, questa non ci voleva. Ma ricordati bene che tu sei Tonino Uest, con la pistola ancora fumante nella fondina e una voglia di usarla che ti prude le mani. Gli stivali in pelle ai piedi, quelli che ti hanno regalato alla Caritas, e il cappello a tesa larga sulla fronte, quello che hai rubato al negozio in centro.
Bravo, sorridi.
Non troppo che si vedono i denti fraceti. Ecco, meglio na resella leggera, a fior di labbra. Sei preoccupato, però, lo vedo. Non sai proprio mentire, Tonino mio. Quella scena te la rigiri ancora nella mente.
Ma per fortuna hai lei. È con te su questo divano sgarrupato. Guardala come è bella, anche così, addurmuta. Sei stato fortunato a trovarla, a salvarla. È un angelo del paradiso, con questi capelli biondi come il grano. È proprio la femmena adatta per un pistolero come te. Immagina tornare dopo una giornata di scorribande tra il porto e la spiaggia e trovarla che ti aspetta, qui, su questo divano. Tu hai sempre amato le belle donne, vero Tonino Uest? Ma non avevi mai potuto toccarle, non si erano mai fatte avvicinare. Eh, Tonino, che la gente è crudele lo hai imparato sin da subito sulla tua pelle, non lo hai certo sentito dire in giro.
Ma ora che finalmente hai una donna al tuo fianco, mettiti un po’ in ordine. Innanzitutto l’igiene, un cambio decente di vestiti, un’altra camicia a quadri delle tue. Ma come non ne hai? Certo, invece. È solo che metti sempre la stessa e ti sei scordato delle altre che avrai sepolto da qualche parte in questo buco. Lavati i denti che tieni nu ciatillo! Guarda qua, addrizzate! Tieni la schiena più dritta. Non vedi che stai tutto ingobbito? E chiudi la bocca quando respiri, fallo con il naso. Non si deve vedere che hai pochi denti rimasti, ormai. Sta bocca sempre aperta ti fa la faccia da schiaffi. E non strizzare gli occhi, Vergine di Pompei! Lo so che non ci vedi bene ma con questi occhi ncullati sembri ancora più scimunito.
Insomma Tonino Uest, non sei nel tuo solito parcheggio del Lido Saturday dove ritiri le monete della sosta con aria annoiata, bofonchiando un “fgrattie” che pare più un colpo di tosse che nu ringraziamento. Sei al fianco di una donna. Una donna bellissima, inoltre. Bionda, capisci? Bionda proprio come la volevi tu. Ricordi come rispondevi alla buon’anima di papà tuo? Non commuoverti, però. Ti indicava la Loren o la Cardinale, ma tu dicevi sempre che preferivi la Bergman che era bionda come mammà. Eh sì, mi ricordo bene, indicavi proprio la Bergman, ché a te sono sempre piaciute le bionde slavate. E ti ricordi Sabrina? Eh, come che te la ricordi! Inutile che scuoti la testa. E tuo papà che diceva sempre:— Vai Totò, rall n’ facc, menati, falle vedere di che pasta sei fatto!
Sarebbe fiero papà tuo. Fiero di te, di ciò che hai fatto ieri sera, fiero di vederti sul divano con lei. Un vero cauboi con la sua bionda. Rall n’ facc, Totò. Bravo, sorridi ancora. Dimenticati di quello che hai visto sulla spiaggia. Ormai l’hai salvata, il resto non conta. Lo so, ti ha ricordato di Sabrina, ma sei stato bravo. Lo hai spaventato ed è fuggito via e ora lei è al sicuro con te.
Ma qualcuno bussa alla porta. Sta’ attento, potrebbero essere gli sbirri. Penso proprio di sì perché tu, di solito, visite non ne ricevi.
Coprila!
Come chi? Lei!
Nascondila!
Arravogliala nella coperta. Vai, muoviti!
Devi nasconderla, non c’è altro verso. Stanno ancora bussando, Tonino Uest, e ti stanno pure chiamando. Non c’è dubbio: sono gli sbirri. Senti, senti come ti chiamano. Scotto Rosato Antonio! Scotto Rosato Antonio! Sei proprio tu, il cauboi del far-west di Bacoli che si è scordato pure il nome di battesimo. Vogliono te. Bravo, bravo, sistemati la camicia, lei l’hai coperta e ora calma.
Calmati Tonino.
Respira.
Asciugati il baffo sudato.
Apri la porta.
E ricorda che devi far finta di niente: ieri sera eri a casa e nessuno lo può testimoniare perché nessuno ti fa mai compagnia.
Mi raccomando, rall n’ facc.
Apri, da bravo. Sorridi, calmo, non hai nulla da nascondere. Ricordati: tu non hai fatto e visto niente.
Eccoli, sono gli sbirri. Vergine di Pompei, ma mandano sempre sti due? U’ curt e u’ luong, Stanlio e Ollio. Te li ricordi? Eh, sono gli stessi di quella volta di Sabrina. Vai, falli accomodare a questi due musi sporchi. Eh, sì vai, offri loro anche il caffè.
Vedi che ti stanno chiedendo cosa hai fatto ieri notte. Bravo, rispondi che eri da solo qua.
Dice u’ curt che una donna è sparita dalla spiaggia di Miseno. L’ultima volta che l’hanno vista era vicino al Lido Enea, insieme ad un uomo. Proprio a due passi da casa tua. Vai, rispondi che non ne sai niente.
Vergine bella, u’ curt è antipatico ma quanto non si sopporta u’ luong. Dice che ti conosce, sa che tu allunghi le mani sulle belle donne.
Calma, Tonino.
Statti quieto.
Non cedere a sto teatrino. Rispondigli che non sai di cosa parla.
Attento, il corto si sta guardando attorno. Il lungo insiste, invece. Un tarlo, Maronn. Dice che ricorda ancora il caso Varriale. Sarebbe Sabrina, parla di lei. Dillo che l’hai solo salvata da chillu strunz del fidanzato che la picchiava. Eh, rispondi. Sì, l’avevi rapita ma solo perché tu sei Tonino Uest, il cauboi del far uest di Bacoli, con la pistola ancora fumante nella fondina e una voglia di usarla che ti prude le mani.
Vai, dillo a loro che tu l’hai salvata. E hai salvato anche lei ieri notte.
Vai, dillo che tu non rapisci proprio nessuno, semmai salvi!
Rall n’ facc, Totò.
Fa vedere di che pasta sei fatto a sti 48! E non li hai visti? Sono solo dei 48, Totò, dei morti che parlano!
Ma con chi si pensano di avere a che fare? Questi ti vedono che vivi in questa barracca, sempre con gli stessi panni addosso che si ricordano la tua cresima, con le stesse macchie di sporco delle domeniche a pranzo da mammà e pensano di poter fare di te quello che vogliono. Pensano di poterti fare come vogliono loro: un malato mentale, un disturbato e pure rapitore. E magari, se proprio proprio, all’evenienza, pure assassino.
Diglielo, vai!
Parla di lei.
Spiega.
Dì che ieri sera chillu cess del fidanzato la stava menando e che tu, proprio tu, Tonino Uest, lo hai fatto scappare, l’hai salvata e ti sei preso cura di lei portandola a casa come un vero cauboi del far uest.
No!
Attento, attento!
Fermati!
Mannaggia a’ culonna!
Rimettiti in bocca le parole, Totò.
Scusami, lo so, mi sono fatto prendere dalla foga anche io e ti ho consigliato male. Vergine di Pompei, ma muoviti, dì che stavi scherzando. Vai, sennò ti perquisiscono la casa e lei la trovano sicuro ché il buco questo è.
Dì loro che sei solo un umile parcheggiatore.
Sì, Totò, lo so che tu sei un cauboi, la pistola fumante, gli stivali eccetera eccetera, ma questi mo’ ti mettono sottosopra la casa. Vedi che il corto si è già alzato? Sì, sta all’impiedi. Si sta guardando intorno. Non l’hai nemmeno commogliata bene, Tonino! Ha mezzo braccio fuori dalla coperta, sangue d’a Marina! Che combini! Mo’ la vede pure il corto!
Rispondi al lungo. Ti sta chiedendo come mai sul lavello ci sono due tazze sporche di cui una piena di caffè. Mannaggia a’ cardarella, sei un zozzoso! Le potevi lavare, no? Ti ho sempre detto che devi tenere un po’ in ordine stu’ buc e non lo fai proprio mai.
Lei si starà di sicuro svegliando con tutto sto vociare. Ti devi muovere, ormai hai solo una cosa da fare.
Rall n’ facc, Totò.
Con la pistola.
Eh, lo so. Lo so che non volevi arrivare a questo, ma poi succede come con Sabrina. La riportano dal fidanzato e lui la uccide comunque. E invece tu devi farti valere.
Vai Tonino, caccia la pistola.
Lo devi fare per Sabrina.
E lo devi fare per la ragazza che hai salvato.
Pure per mamma tua che ti guarda da lassù e per papà tuo che sarebbe così orgoglioso.
Primo colpo, bravo. Lo hai centrato appieno u’ curt. Stai attento al lungo. Rall n’facc, Totò. Spara a lui stavolta. Mannaggia, mira bene, lo hai colpito di striscio. Ancora Tonino, mira ancora al lungo. Vai, n’ facc, rall n’ facc. Attento al corto, ti sta venendo di spalle. Terzo colpo al lungo, vai, ma girati subito che il corto ti viene alle spalle. Vai Tonino, vai. N’ facc.
No!
Che hai fatto!
Hai colpito lei!
No, Tonino, no!
L’hai colpita!
Valle vicino, tampona il sangue con qualcosa. La coperta, vai! Prendila tra le braccia. Dì a sti due di chiamare l’ambulanza. Vergine di Pompei, non sei proprio buono! Ma cosa hai combinato? Invece del corto, hai colpito lei? Ma che combini Tonino? Sti due che stanno impalati come stoccafissi. E meno male che sono della polizia, manco un’ambulanza sanno chiamare.
Tonino, dai, ora non piangere.
Raddrizzati con la schiena e non frignare così che si vedono i denti fraceti. E ti cola pure tutto il naso, Totò. E il muco ti sporca la camicia che già sta inguaiata. Lorda come poche cose. E non fare sti schiamazzi! Se proprio devi piangere, cerca di farlo composto! Schiena dritta, bocca socchiusa. Ricorda i denti che ti mancano.
Tonino Uest, stammi a sentire.
Oh, smettila un attimo di fare la fontana e stammi a sentire. Totò, amico mio, non impazzire di dolore perché tu non sei un cauboi vero.
E questo è un bene.
E la tua pistola fumante è solo una pistola giocattolo. Non spara o’ veramente.
E questo pure è buono.
Non stare male, asciugati le lacrime perché tu non hai ferito nessuno, non hai ucciso nessuno. Ma non hai nemmeno salvato nessuno.
E di questo ti dispiaci: ci tenevi ad essere un eroe.
Dillo a questi due scemi patentati, smettila di piangere e dillo che lei l’hai trovata già morta sulla spiaggia, uccisa da un amore violento. Come Sabrina. Come tua mamma. E l’hai solo portata a casa tua per gioco. La volevi accudire. La volevi far entrare nel tuo mondo. In fondo, sei sempre così solo. E poi a te le bionde ti hanno sempre colpito in modo particolare, ma non è che ci volevi fare chissà che!
Mettiti composto, asciugati il naso. Non con la manica! Non con la manica, Vergine di Pompei, come devo fare con te? Non tirare sù col naso che pari nu trattor. Composto, mettiti composto e dì a Stanlio e Ollio che non sei un disturbato. Non sei un rapitore, e tantomeno un assassino. Purtroppo, non sei manco un cauboi.
Stavamo giocando, Totò, ti stavo prendendo in giro. In fondo, la vita è tutta una beffa, è tutto un gioco perché sennò che correremo a fare ogni giorno, ogni ora? Che piangeremo a fare ogni giorno, ogni ora? Che ci dispereremmo a fare ogni giorno, ogni ora? Che ameremmo a fare ogni giorno, ogni ora? Per giocare, per prenderci in giro, illuderci che siamo destinati a qualcosa. Ma a qualcosa che? A qualcosa cosa? Tanto mica c’è un senso in tutto ciò? No, che non c’è. Il destino? Pure quella è una beffa. Peggio dell’Oroscopo e delle carte astrali. O forse il senso è, come la giri e come la volti, che sempre nella cassa di legno andremmo a finire, o no? A maggior ragione, non è meglio prendere in giro sta cacchio di vita che prende in giro noi?
È tutto un gioco, fidati. Asciugati gli occhi, Totò, e ridi che è tutta una pazziella. Sì, sempre na resella leggera, non esagerare che sennò si vedono i denti fraceti. Non prendere sul serio, ti ripeto, è una pazziella per i criaturi che manco funziona più.
Dai retta a me, è meglio così, è meglio non essere un cauboi o un eroe o chicchessia. È meglio essere solo quello che sei tu: tu, Antonio, Totò, Tonino Uest, solo un parcheggiatore.