Racconto Finalista – Sesta Edizione – 2023

MANO MANO PAZZA

di Maurizio Asquini

 

Mano mano pazza, ci passò una lepre pazza; questo l’acchiappa

questo l’ammazza; questo la cucina; questo se la mangia;

e questo dice: pio, pio, pio a me che sono il più piccino,

non è toccato nemmeno un pezzettino?

 

Le bambine stavano giocando in cerchio per poi raggiungersi a vicenda con un dito differente: prima il pollice, poi l’indice e così via, ripetendo in coro la filastrocca. Stavano giocando nell’aia di una cascina, in un angolo dove nessun adulto le avrebbe mandate via per il chiasso che stavano facendo.

I ragazzini, al contrario delle bambine, stavano giocando con le biglie lanciandole attraverso piste e piccoli cunicoli di sola terra. Erano lì in ginocchio assorti nel loro gioco che come vincita comportava parte delle biglie dei loro rivali.

 

Mano mano pazza, ci passò una lepre pazza;

questo l’acchiappa; questo l’ammazza…

 

Lisa, una delle bambine intente a recitare quella filastrocca, ad un tratto si fermò come per incanto. Pure Giuse, un’altra bambina del gruppo si fermò, mentre le altre tre, Pinuccia, Emma e Carla, non si erano ancora accorte di nulla. Notando che le loro due amiche non stavano più partecipando, anche quest’ultime si fermarono e smisero pure di canticchiare quella filastrocca.

In quel momento Giuseppe, il quale doveva lanciare la propria biglia in un solo tiro per poi farla percorrere lungo la cunetta facendola terminare nella buca, si voltò incuriosito da ciò che le bambine stavano osservando con occhi spalancati.

«Guardate!» disse Giuseppe ai suoi amici che si girarono lentamente verso ciò che il loro amico stava indicando.

Videro Anna; ovvero la riconobbero a stento: indossava un vestitino in stoffa grigia e dei sandali molto usurati. Non aveva più le due treccine lunghe e nere, ma portava i capelli corti. Aveva una borsa a tracolla in stoffa color marrone.

«Ciao Anna!» disse Lisa colpita da quell’incontro «Ma quando sei arrivata?»

Anna non rispose restando impassibile come se Lisa non le avesse chiesto nulla.

I ragazzini ripresero a giocare mentre Livio, uno di loro, domandò a Giuseppe:

«Chi è quella bambina? Non l’ho mai vista prima d’ora.»

«È Anna, quella che abitava laggiù nell’ultima casa prima del canale.»

«Non me la ricordo…»

Anna era ancora lì immobile a osservare le sue amiche di un tempo in cui giocavano a girotondo cantando quell’allegra filastrocca.

«Vieni a giocare con noi? Che cosa fai lì da sola? Su, dai vieni!»

Anna rispose con un cenno di rifiuto.

 

Mano mano pazza, ci passò una lepre pazza; questo l’acchiappa; questo l’ammazza; questo la cucina;

questo se la mangia; e questo dice: pio, pio, pio a me che sono il più piccino,

non è toccato nemmeno un pezzettino?

 

Anna stava osservando le bambine ma la filastrocca non se la ricordava più e non si ricordava nemmeno come si facesse a tener per mano una bambina. In quel momento quel gioco per lei era diventato completamente assurdo, ridicolo e persino crudele.

Anche lei sue amiche, una ad una, abbandonarono la cantilena di quella filastrocca per osservare Anna che le stava guardando con occhi disperati, ricordandosi il giorno in cui non la lasciarono giocare per poi mandarla via.

«Via di qua! Tu non puoi più giocare con noi! Ce lo hanno proibito anche i nostri papà!»

Era trascorso molto tempo, ma per Anna sembrava che quel fatto fosse accaduto il giorno precedente.

«Perché non vuoi giocare con noi? Se vuoi andiamo a prendere le bambole! Ora ho pure una bella carrozzina.» ma Anna non le rispose o forse non la stava nemmeno ascoltando.

In quel momento da una delle abitazioni uscì una mamma per dirigersi negli orti posti appena fuori dal cascinale, quando ad un tratto si accorse che tra tutti i bambini c’era una che non conosceva. Incuriosita si avvicinò per capire chi fosse quella bambina vestita come un’adulta.

«Per l’amor di Dio, ma sei tu Anna?» esclamò la donna «Stella mia, ma quando sei arrivata? Dov’eravate finiti mia cara?» domandò balbettando la donna «Dimmi un po’? E la mamma e papà sono tornati con te?»

Anna fece un cenno negativo scuotendo lentamente la testa. La signora voleva dirle qualcosa che non le usciva.

«E sei tornata solo tu?»

Anna annuì.

«E non hai più nessuno qui?»

Anna fece un secondo cenno negativo, mentre la donna riprese il proprio cammino verso gli orti per poi incontrare una vicina.

«È tornata l’Anna! Te la ricordi? Quella bambina che stava nella casa in fondo al paese prima del canale?»

«Ah, sì adesso me la ricordo!» disse Livio a Giuseppe «È di quella famiglia che i tedeschi arrestarono lo scorso anno? Mi ricordo che li portarono via di forza con la camionetta!»

Anna non rispose a nessuno restandosene seduta sul gradino della scala che conduceva al granaio. Intanto le bambine ripresero la loro filastrocca per poi infine giocare con le bambole e la carrozzina immaginando di essere delle maestre di un asilo; mentre i bambini continuarono a giocare con le biglie per poi litigare.

«Non è vero, la mia biglia non è uscita dal tracciato!»

Verso l’imbrunire ciascuna delle mamme uscì a chiamare i propri figlioletti.

«Livio! Torna a casa che tra un po’ arriva papà!»

«Lisa! Basta giocare per oggi. Torna a casa.» e così via finché Anna rimase da sola ignara da tutti quelli che un tempo erano stati i suoi compagni di gioco.

Prese la borsa e uscì dal cascinale per dirigersi verso quel che in passato era stata la sua casa, ma appena la raggiunse la trovò occupata da un’altra famiglia. Non osò nemmeno avvicinarsi alla casa per poi dirigersi verso la piazza del paese che a quell’ora era deserta: ogni famiglia stava cenando nella loro casa illuminata. C’era un gran silenzio che venne spezzato dai rintocchi della campana. Ci rimase per delle ore lì seduta nella piazza di quel che in passato fu il suo paese. Aveva freddo ed entrò nella chiesa che trovò miracolosamente aperta. Si sdraiò su una panca e si addormentò in preda a quei brutti sogni che la perseguitavano da anni.

Erano ormai le ventidue quando il vecchio parroco attraversò la chiesa per chiudere il portone, quando ad un tratto notò che su una panca qualcuno stava dormendo illuminato da un’unica candela posta davanti la statua della Madonna. Si avvicinò con timore e si accorse di una bambina che stava dormendo.

«Mio Dio, chi sarà questa bambina? Si sarà persa?» riconobbe Anna la figlia di una famiglia che in passato viveva in fondo al paese, poco prima del canale.

Il vecchio parroco s’inginocchiò davanti alla statua della Madonna chiedendo nuovamente perdono per ciò che un tempo aveva ignorato, negato e allontanato dalle decisioni che avrebbe dovuto affrontare.

«Il buon Signore l’ha fatta tornare ascoltando le mie suppliche e il nostro perdono per non aver evitato a suo tempo questa sciagura.»

Il parroco, commosso e ancora incredulo per quel miracolo, prese Anna in braccio e la portò via.

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